bin/art – Retrospettiva Computer Art 1961-2001
Una esposizione temporanea che ripercorre la storia dell’arte digitale, presentando i lavori di alcuni pionieri in una retrospettiva che parte dai primissimi esperimenti degli anni ’60, attraversa la rivoluzione dell’home computing degli anni ’80, per approdare (quasi) al nostro tempo.
https://binart.eu
Inaugurazione:
Domenica 12 Maggio 2019, ore 18:00
Orari e giorni di apertura:
martedi’ 14/05 h 17 – 20.30
sabato 18/05 h 17 – 24.00
domenica 19/05 h 17 – 24.00
martedi’ 22/05 h 17 – 20.30
venerdi’ 24/05 h 17 – 24.00
sabato 25/05 h 17 – 24.00
Nella settimana di hackmeeting gli orari subiranno dei cambiamenti per aumentare i giorni e le ore di apertura, e verranno comunicati in seguito.
Nato per risolvere problemi numerici, il calcolatore elettronico ha fedelmente servito e progressivamente alimentato l’ideologia di una società in cui tutto è quantificabile.
Rapporti sociali, economici – si potrebbe dire le nostre stesse vite – vengono importati da una fitta rete di sensori, digitalizzati, organizzati, analizzati, elaborati da sofisticati software, trasformati in nuovi oggetti numerici che vengono trasferiti, importati e riprocessati in una continua, muta dialettica di ingressi e uscite.
Ma fin dall’inizio della nuova era digitale, un impalpabile vento di futilità ha iniziato a serpeggiare tra i circuiti dei primi cervelli elettronici. All’inizio sembrava quasi una cosa innocente, un gioco.
Lo stesso Alan Turing, padre dell’informatica teorica e creatore del primo calcolatore digitale elettronico programmabile, si dilettò ad esplorare le potenzialità di questa nuova macchina come strumento musicale. Nel 1951, il suo gigantesco computer emise i primi sgraziati suoni articolati.
Poco dopo, e dappertutto, iniziò ad essere esplorata coscientemente la possibilità di inserire e di gestire all’interno della macchina elementi esterni, logiche oblique, quantità imponderabili, algoritmi onirici.
In una parola, il caos.
Nella sempre più compiuta simbiosi uomo-macchina della modernità, lo spazio interiore dell’uomo è stato colonizzato (anche) dall’algida logica binaria del calcolatore elettronico; al tempo stesso il più umano degli elementi, l’arte, ha invaso lo spazio digitale, mutando costantemente la natura dell’ordinateur.
La mostra “bin/art” ripercorre la storia dell’arte digitale, presentando i lavori di alcuni pionieri della “Computer Art” in una retrospettiva che parte dai primissimi esperimenti degli anni ’60, attraversa la rivoluzione dell’home computing degli anni ’80, per approdare (quasi) al nostro tempo.
Tutte le opere sono a disposizione dei visitatori funzionanti, su sistemi e supporti d’epoca oppure, nei pochi casi in cui questo non è stato possibile, in una loro reinterpretazione attualizzata.
A cura dei musei dei MIAI e MusIF
Opere esposte: Tape Mark I – Nanni Balestrini, 1961 / GE-115 Concerto – Pietro Grossi, 1967 / Schotter – Georg Nees, ca. 1968 / 10 PRINT – Anonimo, 1982 / Macintosh Icons – Susan Kare, 1983 / Giovanotti Mondani Meccanici – di Antonio Glessi e Andrea Zingoni, 1984 / 9 Fingers – Spaceballs, 1993 / Freak Show – The Residents e Jim Ludtke, 1994 / LSD – Dream Emulator – Osamu Sato, 1998 / (h)asciicam – Denis Jaromil Rojo, 2001.
Info sulle opere: https://binart.eu