AirBnB nasce nel 2008 da un’idea di sharing economy di due ricercatori di San Francisco. Nel giro di pochi anni, con la spinta di forti investimenti foraggiati dai magnati delle start-up della Silicon Valley, è diventata il colosso economico delle abitazioni turistiche che oggi conosciamo in tutto il mondo. Ciò è potuto accadere all’interno di un contesto che vede una classe media sempre più impoverita, che cerca di “sfangare il lunario” e arranca sempre più ad arrivare a fine mese. Attraverso un discorso che basa la sua retorica sulla condivisione, start up come Netflix, Spotify, Uber e, per l’appunto, AirBnB cercano di incanalare il disagio socio-economico nell’immaginario della sharing economy : la nuova trovata del capitalismo è farci credere che stiamo creando una soluzione progressista e generosa alle difficoltà, che sono date dalle crescenti disuguaglianze economiche causate dal capitalismo stesso. Ma dietro a questa illusione che basti condividere (a pagamento) per risolvere le contraddizioni del sistema, si cela la vera faccia di un nuovo mercato che continua ad arricchire chi è già ricco. In particolare AirBnB, in un’escalation di crescita di utenti e numeri a velocità esponenziale, sta contribuendo a cambiare il volto di numerose città e paesi d’Italia e di tutto il mondo, in peggio. Analizzando i dati sulla piattaforma Inside Airbnb possiamo accorgerci di quanto e come l’azienda stia cambiando il mercato abitativo. In Italia sono presenti oltre 415 mila appartamenti in affitto (per un totale di 1,8 mil di posti letto), di cui circa il 75% posseduti da multiproprietari e, sempre nella stessa percentuale, appartamenti interi (quindi che restano vuoti se non affittati e non camere d’ospiti “condivise”). Sicuramente ciò non giova a chi le città le vive, bensì ai multiproprietari di appartamenti e alle grosse agenzie che detengono l’egemonia del mercato di immobili in affitto, sprezzanti delle dinamiche dei quartieri in cui speculano. In una situazione abitativa già in emergenza da anni, questo fenomeno accelera la riduzione (e può provocare la scomparsa) degli affitti a lungo termine, il rincaro generale di tutti gli affitti e uno scadere del tessuto commerciale e sociale. Inoltre, il consumo “mordi e fuggi” legato al turismo, causa la perdita di servizi -sanitari, scolastici, logistici- e di commerci di vicinato, poiché questi sono necessari in quartieri vissuti quotidianamente dalle persone, ma sono meno vantaggiosi del commercio legato a locali notturni e ristoranti. Inoltre, AirBnb si espande sempre più oltre i centri storici (colpiti da fenomeni di turistificazione già da prima dell’avvento di AirBnB) in aree fino ad adesso popolari ma caratterizzate dalla la vicinanza ai centri (come per esempio un’area residenziale collegata al centro da un servizio tramviario). A causa dell’invasività fisica e sociale del fenomeno AirBnB alcune città stanno cercando di regolarne l’azione attraverso tassazioni (come l’estensione della “tassa di soggiorno”). Ma quest’ultime, se non debitamente reinvestite in politiche sociali e abitative, non diminuiscono neanche lontanamente la portata del problema e non attutiscono il danno provocato. In ogni caso, l’azienda non vuole alcun tipo di vincolo e la controffensiva non è tardata ad arrivare il 16/10/19 si terrà in tutta Italia un’iniziativa promossa da AirBnB Italia dal titolo “100case100idee. Le primarie dell’ospitalità”. L’iniziativa vedrà, in 100 differenti città d’Italia, alcuni degli “host” della piattaforma aprire le proprie case a *“a host, viaggiatori, amministratori locali e associazioni *per *“discutere di turismo responsabile e sostenibile e per elaborare proposte concrete e attuabili per il futuro del Paese.”*. In piena coerenza con l’immaginario retorico della condivisione e della messa in comune, l’azienda invita i propri membri a sentirsi parte della sua comunità e ad “*autorganizzarsi*” per creare un evento diffuso che amplifichi e promuova il suddetto immaginario, recentemente messo in discussione dalle politiche di tassazione portate avanti in alcuni Comuni italiani. Noi crediamo che l’autorganizzazione e la comunità siano due concetti strettamente anticapitalisti, di primaria importanza, per i quali vali la pena lottare e per i quali lottiamo da anni. Comunità e autorganizzazione saranno sempre inconciliabili con un modello di vita che spinge sul pedale dell’individualismo come pilastro fondante della sua etica. AirBnb è un prodotto del libero mercato che sta svuotando le nostre città al solo scopo di riempire le proprie tasche e quelle di pochi imprenditori. Ecco perché sentiamo il dovere di opporci, boicottarlo e fermarlo. Creiamo e lanciamo a partire da questa data la campagna “Boicotta AirBnB: 100 case 100 sfratti”, come primo passo di lotta contro chi sfrutta e specula sulle nostre città. Vorremmo che questa campagna continui ben oltre la data del 16\11 per portare al centro dell’attenzione la distruttività di Airbnb: impegniamoci giorno per giorno e fermiamo il suo dilagare!