Fateci un parco, ci abbiamo sempre voluto un parco

La vicenda dell’Esselunga nell’area dell’Ex Panificio Militare è una storia tragica: il crollo della struttura in costruzione ha provocato 5 morti. Il progetto si inserisce a pieno titolo tra i tanti recuperi di aree dismesse e relative speculazioni di soggetti privati. La storia dell’area parla da sola. E’ tutto sbagliato, fin dall’inizio.

Nel 2002 la giunta Domenici si accorda con il governo Berlusconi, per rinunciare al diritto di prelazione sulle aree militari dismesse, quindi anche sull’Ex Panificio. E’ il peccato originale: il pubblico capitola, per favorire l’edilizia privata. La Baldassini-Tognozzi-Pontello (BTP), il triumvirato delle costruzioni in centro Italia, l’acquista, nel 2004 viene presentato il piano: 240 appartamenti di sei piani, 3000 mq di attività commerciali, mega parcheggio interrato a pagamento. Era il classico progetto sull’onda lunga del boom edilizio anni 80/90. In quegli anni i quartieri di Firenze cambiano volto, e una marea di cemento si abbatte sulla città.

Nel frattempo un gruppo di abitanti forma un comitato per ostacolare il progetto e chiedere che su quell’area sorgano spazi pubblici e un parco. 

La BTP forza la mano e inizia i lavori di demolizione ancor prima di avere le autorizzazioni e il cambio di destinazione d’uso sull’area. I lavori vengono fermati e inizia un tira e molla legale tra Comune e BTP.
Nel 2008 la giunta Domenici viene letteralmente travolta dagli scandali sulla speculazione edilizia nell’area di Castello. In particolare sulla costruzione della Scuola Marescialli dei Carabinieri. Nelle intercettazioni si parla anche degli accordi relativi all’ex Panificio Militare. Nonostante questo BTP inizia lo stesso i lavori di demolizione. 
Poco dopo però il colosso Baldassini-Tognozzi-Pontello viene accusato di bancarotta fraudolenta. E’ il riflesso finanziario della crisi dell’edilizia in una città ormai satura, e del clima politico sfavorevole. Il triumvirato si scioglie e scompare.
I lavori sono di nuovo fermi e il comitato vince un ricorso al consiglio di stato: il Comune dovrà approvare un piano di recupero.

La nuova giunta Renzi decide però di sbloccare la situazione in favore della privatizzazione dell’area: buon sangue non mente. Con una norma ad hoc vengono sbloccati i cambi di destinazione d’uso per 20 grosse aree, tra le quali l’ex Panificio.

La giunta Nardella non fa che confermare e santificare il passaggio.
Nel 2013 l’Esselunga diviene la nuova proprietaria. Il nuovo progetto: 8.000 mq di supermercato, parcheggio interrato a due piani da più di 500 posti, giardinetto privato ad uso pubblico. Appovato nel 2019.
Demolizione, niente parco, niente servizi pubblici, nè sociali. Un capolavoro: se l’obiettivo è gettare una bomba depressiva sul quartiere.
La prospettiva accende invece l’interesse del settore immobiliare, che gongola, le piccole attività tremano. Durante l’estate 2023 vengono sgomberati gli stabili occupati dallo studentato di Ponte di mezzo e dall’ex Corsica 81. Due spazi sociali vicinissimi al prossimo ipermercato, in un quartiere che si vorrebbe cambiasse volto. 

Il cantiere nel frattempo procede, fino al 16 febbraio 2024, quando il crollo dei solai in costruzione lascia sotto le macerie 5 morti. Normale amministrazione. Può capitare di morire per costruire un supermercato, è un incidente, se qualcuno ha sbagliato pagherà.
Quelle morti, insieme a quella costruzione, non hanno senso: se non quello di ribadire che solo i soldi contano, le persone e i loro bisogni no. La devastazione del territorio richiede continui sacrifici, anche umani, e queste grandi opere si prendono le nostre vite come endemici effetti collaterali.
Se leggiamo il rapporto Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sul consumo di suolo relativo alla fascia Firenze – Prato – Pistoia emergono cifre tutt’altro che rassicuranti: è circa il doppio della media nazionale. Non è un caso se una delle località maggiormente edificate, Campi Bisenzio, sia stata anche la più colpita dall’alluvione di Novembre. 

Le richieste degli abitanti sull’area del Ex Panificio, erano e sono ancora giuste, e anche estremamente sensate, ragionevoli, puro buon senso. 
L’Italia, quindi si suppone anche Firenze, ha assunto gli obiettivi europei rispetto “all’azzeramento del consumo di suolo” entro il 2050, e il “bilancio non negativo del degrado del territorio” entro il 2030. Il 2030 è dopodomani. Procedere come se niente fosse, demolendo e riedificando tutte le aree dismesse di un territorio ormai saturo, è evidente che non permetterà di realizzare questi obiettivi. Pazienza. Pagheremo una multa. Le amministrazioni di solito ragionano così. Queste aree sarebbero invece una risorsa importante per riportare in pari il bilancio del consumo di suolo. Non si tratta di edificare a volumi zero: questa formula è stata usata per anni, come paravento per ogni grossa edificazione. Il problema è che è stato costruito troppo, male e senza una ratio che non fosse quella del profitto. Non basta riedificare mantenendo gli stessi volumi, è necessario sottrarre, perchè nel frattempo il territorio circostante è stato sommerso dal cemento. Il calcolo è semplice: per tornare anche solo vagamente in pari, il cemento deve cedere spazio al verde. Volumi zero è un espressione che piace moltissimo alle amministrazioni: perchè è vuota e nei fatti inutile, ma condisce il tutto di una spolveratina di greenwashing.

La lotta affinché sull’area dell’Ex Panificio non venga edificato l’ennesimo supermercato, ma sorga invece un parco dedicato agli operai che in quel cantiere sono morti, è in qualche modo uno sguardo verso un futuro che non si vorrebbe sempre uguale a sé stesso, ma emancipato dalle logiche tossiche che ci hanno condotto al nostro incerto presente.

NextEmerson

Prossimi appuntamenti:

16 marzo, a un mese dalla strage, il quartiere non dimentica.
dalle ore 15 di fronte al cantiere Esselunga, in via Mariti

23 marzo – Corteo
partenza ore 15.30 dall’Esselunga di via di Novoli