Le e gli abitanti di Castello-Il Sodo si sono organizzati in Comitato per impedire l’imminente realizzazione di una centrale elettrica di trasformazione Enel, nell’area di circa 1 ettaro, compresa fra la la chiesa di San Pio X, la villa storica Il Chiuso De’ Pazzi, le abitazioni confinanti e via Chiuso de Pazzi, in piena vista dalla Scuola Media e dall’Auditorium Guicciardini.
La suddetta strada, già motivo di protesta degli abitanti , costituisce una barriera urbanistica che interrompe la continuità del rione con la parte del quartiere verso Quarto e Careggi e rende pericoloso il percorso casa-scuola di alunni e alunne, genitori e abitanti
E’ un esempio delle trasformazioni che hanno caratterizzato le politiche degli ultimi 20 anni che hanno segnato questa parte di Castello, “campagna medicea, periferia urbana”. La realizzazione di questa nuova strada, doveva essere compensata dal giardino e i parcheggi pubblici. Servizi che sono stati definiti dopo un iter politico-amministrativo in seguito alle iniziative degli abitanti ma mai realizzati dall’Amministrazione Comunale.
Il terreno su cui dovrebbe essere costruita la centrale Enel è classificato dal Regolamento Urbanistico Comunale “sub sistema collina coltivata” e “emergenza di valore storico, architettonico e beni culturali”. E’ uno fra gli ultimi e sempre più preziosi brani di campagna agricola storica ancora non cementificata ma dove recentemente sono stati permessi interventi impropri come l’installazione di due mega antenne per la telefonia mobile (5 G), che deturpano il paesaggio collinare con le Ville Storiche e Monte Morello e sottraggono spazio a verde.
Adesso accanto alle antenne 5G si vorrebbe aggiungere la centrale di trasformazione Enel, determinando così:
> Ulteriore restrizione di area a verde
> Impossibilità di destinazione di una parte dell’area e verde pubblico accessibile e gratuito
> Una sommatoria di emissioni poco rassicuranti per la salute degli abitanti per niente rassicurati
dalle dichiarazioni delle istituzioni e degli enti interessati, fra cui l’ARPAT.
Da sottolineare, inoltre, che per rilasciare l’autorizzazione per interventi di questo genere, sono necessari pareri e nulla-osta di diversi enti pubblici: ARPAT, Soprintendenza alle Belle Arti fiorentina, Comune di Firenze e Regione Toscana come capofila di tutto. Un progetto, inoltre, che ha reso necessario espropriare i terreni che ricadono nell’area dell’intervento. Eppure niente nel corso di questo iter è trapelato! Ancora oggi non è possibile accedere alla documentazione completa, perché secretata dalla Regione Toscana. In sostanza a chi nel quartiere ci vive e ci lavora non è stata data nessuna informazione.
Nelle due assemblee organizzate dagli abitanti è stato evidenziato anche l’aspetto della salute e invocato il “Principio di Precauzione”, consapevoli che questo principio molto spesso è aggirato dal rialzo ad hoc dei limiti di sicurezza e di salvaguardia della salute degli abitanti e dell’ambiente.
Per tutti i motivi precedenti sono state decise iniziative che prevedono di agire su più fronti e che possono essere riassunti in:
Azioni sul piano legale;
Campagna di informazione e mobilitazione dei cittadini con iniziative pubbliche;
Confronto con le istituzioni (Quartiere, Comune, Regione).
Si può ancora ribaltare la situazione, organizzandoci come cittadini con iniziative e momenti di informazione.
> Più verde e basta cementificazione nell’area di Castello-Sodo
> Senza la gente non si decide niente
> Vogliamo il rispetto degli impegni assunti per la tutela, la cura del paesaggio e della salute degli abitanti.
Informazioni e contatti: osservatorio.quartiere5@gmail.com
Qui sotto foto dell’iniziativa dell’11 Luglio