All’alba del 3 settembre viene violetemente sgomberato il presidio dei lavoratori della Textprint in piazza del comune a Prato, in sciopero della fame da due giorni, dopo mesi di lotte per chiedere niente di più che un trattamento umano. Vengono eseguiti diversi fermi e un arresto. Il sindaco Biffoni, noto alle cronache non pratesi essenzialmente per i suoi sketch con “veronihina” durante i mesi del lockdown, ha deciso che la povertà non è un arredo urbano adatto a quella piazza. In mattinata viene indetta una manifestazione in solidarietà agli sgomberati, sotto la questura di Prato. Le forze dell’ordine reagiscono in maniera stizzita e esagerata, con ulteriori cariche e fermi. Una compagna e un compagno dell’assemblea del nEXt Emerson passavano lì di fronte in macchina andando al lavoro, e hanno deciso di fermarsi per vedere che accadeva. Non hanno fatto in tempo a attraversare il marciapiede che sono stati placcati da poliziotti e municipale, preventivamente malmenati e portati via in stato di fermo. Si è trattato di un’azione goffa e senza senso, nella propria violenza ignorante, completamente sovradimensionata rispetto agli accadimenti. Da lì in avanti sono iniziati ore di completo blackout comunicativo, le persone fermate non sono riuscite a parlare con i propri avvocati, nè è stato ancora comunicato ai difensori quali siano i capi di imputazione, ma solo che verranno processati per direttissima e i reati saranno enunciati in aula domani. Ci chiediamo anche a quale codice penale si rifaccia il Comune di Prato, Biffoni sarebbe anche del mestiere… Forse a quello regio, in cui portare la povertà davanti al palazzo del Re, è sconveniente, e passabile di lesa maestà.
Abdul, Arturo, Lapo, Milli tutte e tutti libere.
Appuntamento sabato 4, ore 9,00 al Tribunale di Prato, piazzale Falcone e Borsellino n. 8